I TRE PILASTRI DELLA PRATICA
Il sentiero della pratica Buddhista ha tre aspetti fondamentali. Aspetti che costituiscono la pratica in sé; pertanto senza uno, gli altri non tendono a svilupparsi.
Sila.
Panna.
Samadhi.
Rispettivamente: Virtù (impegno morale), Saggezza, Concentrazione.
Sila ha a che fare con la condotta morale, un vivere basato sul NON creare, con azioni o parole, sofferenza a sé e agli altri. O quanto meno limitarla al massimo.
Cinque sono i precetti che il praticante laico è invitato a coltivare, sono regole di autodisciplina da applicare nella vita quotidiana:
1. Astenersi dall’uccidere o danneggiare qualunque creatura vivente
2. Astenersi dal prendere ciò che non ci è stato dato
3. Astenersi da una condotta sessuale irresponsabile
4. Astenersi da un linguaggio falso o offensivo
5. Astenersi dall’assumere bevande alcoliche e droghe.
Mantenendo la sfera delle nostre intenzioni e azioni il più pura possibile, oltre che evitare di produrre ulteriore Karma, prepareremo quel giardino calmo e compassionevole dove la saggezza potrà “accadere”.
Panna: saggezza.“Non fatevi guidare dalla tradizione, dalla consuetudine o dal sentito dire; dai testi sacri, dalla logica o dalla verosimiglianza, né dalla dialettica o dall’inclinazione per una teoria. Non fatevi convincere dall’apparente intelligenza di qualcuno o dal rispetto per un maestro… Quando capite da voi stessi che cosa è falso, stolto e cattivo, vedendo che porta danno e sofferenza, abbandonatelo … E quando capite da voi stessi che cosa è giusto … coltivatelo” Buddha
La saggezza buddhista si interessa piuttosto di quegli aspetti dell’esistenza che sono direttamente osservabili, e che non implicano l’adesione a un credo. Gli insegnamenti vanno verificati alla luce dell’esperienza personale. I modi di esprimere la verità possono variare a seconda delle persone. Ciò che veramente conta è la validità dell’esperienza, e se tale esperienza conduce a un modo di vivere più saggio e compassionevole.
Ovviamente per fare ciò occorre una mente vigile che conosce se stessa e che pratica la retta visione. Da qui l’importanza di …….
Samadhi: Sedersi in silenzio prestando attenzione al respiro porta, col tempo, allo sviluppo di chiarezza e calma. In questo stato mentale è possibile discernere più chiaramente tensioni, aspettative e umori abituali, e scioglierli con l’esercizio di un’investigazione delicata e al tempo stesso penetrante.
Il Buddha ha insegnato che è possibile sostenere la meditazione nel corso dell’attività quotidiana, e non solo quando si siede immobili in un certo luogo. Si può portare l’attenzione sul movimento del corpo, sulle sensazioni fisiche o sul flusso di pensieri e sentimenti che si avvicendano nella mente. Questa attenzione dinamica si definisce ‘presenza mentale’, o consapevolezza.
Pertanto non si tratta soltanto di sedersi su un cuscino in un luogo silenzioso. La pratica è ovunque e sempre. Si pratica quando non si reagisce ad un insulto, quando si sceglie di rinunciare alla parola sprezzante, quando ci si astiene dal giudizio, quando si ha rispetto per la vita e la proprietà altrui, quando si preserva la propria lucidità, quando si sceglie di connettersi con la propria esperienza diretta, quando si riconosce, si accetta, si investiga e si lascia andare.
La pratica è ovunque e in ogni singolo istante. Come il Respiro.
Buon Cammino.
Fonte: http://santacittarama.altervista.org/buddhismo.htm#Meditazione