Lo spazio non può essere perturbato.
L’oggetto nello spazio, sì.
Quando mi offendo, quando nasce il risentimento, la paura di perdere, il bisogno di vincere un confronto, l’invidia, l’avversione o l’attaccamento…… mi fermo qualche istante, il tempo di qualche respiro, l’aria entra nel corpo, l’aria esce dal corpo…. respiro… profondo e totale….e pongo una domanda interiore, sto ferma, attendo quindi nel silenzio che la vita mi riveli il suo insegnamento. Non cerco una risposta, in quel momento, non è lo spazio, ma l’oggetto che brama una risposta.
Lo spazio attende il sussurro della Vita Maestra.
Perché la vita è maestra, lei sola.
E la domanda è: quale oggetto credo di essere?
Se sono perturbato, ho dimenticato di essere lo spazio ed ho iniziato a credere di essere l’oggetto.
Non potrebbe essere più semplice e spietato di così.
La cosa meravigliosa è che la vita mi ama, e vuole che imparo, e vuole che vivo la mia Veritá, e troverà tutte le forme, i luoghi e le persone necessarie a ciò, se resisto, mi faccio male. Se vivo il cambiamento, imparo.
Aho. Ashè. Namastè.