Stamattina parlando con una persona al bar, alla domanda “Cosa fai ora?”, la mia risposta non ha trovato corrispondenza in termini di riconoscimento e comprensione. Oggi in Italia, ancora in pochi sanno cosa sia il Counseling.
Il Counseling è un’attività professionale che si basa sulla relazione di aiuto.
“Già a partire dagli anni ’90 infatti, in assenza di una normativa specifica che regolamentasse la professione del counselor, sono sorte diverse associazioni professionali di natura privatistica, che, nell’alveo di un più generale processo di riforma delle professioni avviato a livello europeo, hanno definito la professione del counselor, i criteri formativi necessari per acquisire le competenze di counseling, un registro o albo degli iscritti, un codice di etica e deontologia professionale, programmi di aggiornamento professionale.” (http://www.creaitalia.it/il-counseling-in-italia-oggi/).
Per esperienza personale posso dire che oltre che una risorsa professionale, il counseling sia anche un modo di essere, un nuovo approccio alla vita ed ai suoi continui mutamenti. Per un professionista della professione di aiuto è fondamentale applicare, nel vivere, innanzitutto su di sè, principi come empatia, ascolto attivo, resilienza e presenza consapevole.
Il counseling è prima di tutto un’interazione, non tra un terapeuta ed un paziente, ma tra un counselor ed un cliente; siamo nella sfera del caring (to care: prendersi cura, sostenere, avere a cuore) e non del curing (to cure: somministrare una cura, ripristinare la salute mentale risolvendo una patologia).
Nel Counseling la persona non è malata, ma viene riconosciuto e auto riconosciuto il suo diritto alla vulnerabilità, durante momenti di transizione e di cambiamento profondo, o passaggi esistenziali importanti: un divorzio, un cambio di lavoro, un trasferimento in un’altra città, ritrovarsi con figli adolescenti… questi sono alcuni esempi di situazioni per i quali un utenza sempre maggiore cerca autonomamente aiuto presso un Counselor.
L’OVOIDE DI ASSAGGIOLI: LA NOSTRA PSICHE.

2. Inconscio medio o subconscio, facilmente accessibile
3. Inconscio superiore o superconscio: intuizioni, premonizioni
4. Conscio: Campo della coscienza attiva e pensante
5. Io o Sé Centrale: non sempre è unificato e centrato
6. Il pallino luminoso: Sé transpersonale, a cui tutti dovrebbero tendere
7. Inconscio collettivo, comune al genere umano.
Nel Counseling Transpersonale, come mostrato sopra, nel diagramma del Dr. Assagioli, si tende all’incontro con la propria natura essenziale, spirituale, in territori archetipici dell’inconscio collettivo, e stati non ordinari di coscienza ad incontrare il proprio Sè Transpersonale: la propria natura intima più profonda, autentica e spirituale. Lavori con la danza, il canto, il breatwork, la meditazione, le visualizzazioni rientrano in questo campo di applicazione.
Il tutto con l’obbiettivo di trasformare la difficoltà in crescita, potenziale e risorse, cogliendone il messaggio e riscoprendo una parte del proprio sè autentico ed essenziale.
Il diritto all’amore, all’accoglienza incondizionata e alla gioia è nostro per diritto di nascita, ma dobbiamo prima di ogni cosa riconoscere la nostra umana vulnerabilità, solo allora potremmo salire ed incontrare la nostra divina natura spirituale.
Buon Cammino.
Iris Gioia ‘Deva Rajani’ Antonella Le Piane.
(Operatore Olistico -Registro SIAF LO-2215 OP- Counselor)
Siamo Colleghi quindi. É un modo di esistere ed uno strumento che permette trasformazioni e acquisizioni di competenze trasformative ogni volta che la vita, le situazioni ed il nostro Se ci chiederà di decidere di nuovo e di nuovo rinascere 😀
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Carissimo, ebbene sì… siamo colleghi, in quella che sembra più che una professione una scelta di vita e di cuore. Un continuo shifting in effetti. Buon cammino nel sostegno e comprensione reciproci.
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