L’inconscio si chiama inconscio perché non è disponibile alla coscienza. Si tratta di qualcosa che è attivo ma di cui non ne conosciamo la natura.
Questo ci sequestra emotivamente e ci impedisce di vivere il presente, il qui e ora, e di disporre dell’energia.
La forza che tiene l’inconscio fuori dal campo di coscienza è costituita in maggior misura dal bisogno dell’Ego (o immagine di noi) di difendersi dagli attacchi del Critico.
Questo ci preclude il contatto con l’Essenza che per sua natura è sempre qui e ora, come il nostro corpo, come il nostro respiro, come la nostra energia.
Ho esperito che quando sono nell’Essenza e dispongo delle risorse essenziali, decade completamente la tendenza a spiegare, a giustificare, a proteggersi, a schermarsi, a mantenere l’egemonia o il controllo, come se l’Essenza avesse questa invincibile forza senza movimento.
Una vulnerabilità inattaccabile.
Una sensazione di pace, amore e verità che fatico a spiegare.
Come detto sopra, c’è sempre una volontà più o meno conscia della persona di identificarsi nel Critico e nell’immagine che il critico tutela, questa è la zona di comfort della persona che anche se di tanto in tanto viene bastonata dal critico, però si sente più al sicuro e non rischia rifiuti o abbandoni (così crede).
La dis-identificazione avviene sempre aumentando una distanza. Serve il spazio.
Per creare questo spazio la prima cosa è prendere contatto con il sentire: la rabbia, la paura, la frustrazione, ciò che sottende un trattamento rigido, privo di attenzione, non accogliente, magari distratto e nei casi più gravi privo di amore e violento.
Ci incontriamo Sabato 18 Gennaio alle ore 9.00 per lavorare un po’ insieme su questo.
Gioia Iris Deva Rajani
