Novembre volge al termine.
L’anno 2022 si avvicina alla sua fine.
Tra poche settimane, saranno tre anni.
Era il 23 Febbraio del 2020, Domenica mattina presto, forse le 7.30, dopo una notte insonne scandita da ore dilatate, camminavo sul lungo mare di Alghero, ricaricandomi da un sole vigoroso per la stagione ancora fresca. Ricordo che incontrai lo sguardo di un cane, i suoi occhi si stamparono sui miei, come magneti, mentre sgambettava a fianco del suo umano.
Sorpassandomi, la sua testa girava verso di me, quasi staccata dal collo, per via del magnetismo visivo, io ferma ad ascoltare lo sguardo, a riceverlo, lui continuando a fissarmi immobile dal collo in su: occhi grevi, zampette leggere. Dopo 70 passi, ancora fissava.
Era una cane di grossa taglia, dal manto indefinibile nei colori: nero, bianco, rosso, grigio… e spettinato, con un grosso ventre e il muso da lupo.
E’ successo qualcosa, ne sono certa, è la limpidezza dei colori e la chiarezza del ricordo a dirmi che fu una finestra intra dimensionale.
Ricordo che la mia voce sussurrò: “ci siamo, sta per succedere”, “ma, cosa?”. Non sapevo (di sapere).
Provai il forte desiderio di essere a casa, con i miei figli. Vicino alle persone più care. sentivo il buio adombrarmi il cuore.
Poche ore dopo l’escalation di notizie, chiusure, cambi repentini di programmi, cancellazioni di eventi, supposizioni e panico generale.
Tutto ciò che era stato ovvio e scontato sino ad allora… cedeva. Ero eccitata, non so perchè, ma era bello essere in vita per esserci e manifestarsi.
In questi tre anni in cui ognuno ha dovuto guardare dritto negli occhi tutte le proprie paure, anche quelle più recondite, quelle inconfessate, quelle sconosciute, quelle compensate, io…ho ripensato spesso a un netto ricordo infantile, poco più che bambina, nella mia cameretta, un giorno mi fermai, con lo sguardo vacuo e l’aria di chi, entrando in una stanza per prendere qualcosa, dimentica. Per me, in quel momento la stanza era la vita stessa. Ho improvvisamente ricordato che dovevo ricordare…e mi sono detta:
“cos’è? cos’è che non ricordo?… Cos’è che dovevo fare ? C’era qualcosa, ma cosa? Perché non ricordo?”
Perdere la connessione e dimenticare la SORGENTE è la mia più grande paura. Questo è certo, ormai. Come è certo che NON POSSO PIU’ DIMENTICARE.
Anche questo ricordo, di forse 40 anni fa, è un momento senza tempo, chiaro cristallino, netto.
Ormai ho capito che momenti così, non sono altro che portali intra dimensionali.
Il mio corpo è molto cambiato in questi tre anni.
Lancinanti mal di testa, calo della vista, notti con sogni tali, che al mattino pareva di aver passato un turno doppio in miniera, dolori in tutto il corpo, pianti così copiosi da liquefarmi le vene.
Profonda trasformazione del DNA Divino, quello che nella presunzione dell’umano scienziato è Dna spazzatura.
Il 22 Marzo 2020, ancora una domenica mattina, camminavo sul lungo Mella, a Brescia. Piangevo e chiedevo alla Terra di perdonarci. Poi trovai rifugio tra le braccia di un Faggio… giurerei di aver sentito le sue braccia intorno a me, quell’abbraccio lenì i miei singhiozzi e in qualche modo mi perdonò.
La PAURA è la grande protagonista di questi (quasi) tre anni.
In nome della paura sono state indotte e persuase le masse.
In nome della paura è stato ucciso il senso critico e il senso di misericordia.
Inibita la parola, silenziato il dissenso, censurata l’indagine scientifica.
La compassione è stata, e in molti casi lo è ancora, anestetizzata.
Il coraggio, merce dal valore inestimabile.
Molti hanno lasciato le città.
Moltissimi hanno lasciato il corpo, nella paura, nella solitudine, nella freddezza di un eroico e demografico tentativo di salvare i più.
Tra le anime che hanno abbandonato il corpo, ci sono anche coloro che sapevano cosa stavano facendo e lo hanno fatto senza Paura e Consapevoli che avrebbero continuato con noi, ma al di là del velo.
La dualità si è esasperata.
Questa umanità si è mostrata in tutta la sua dormiente, inetta codardia.
Ma anche…in tutta la sua poderosa e coraggiosa audacia.
Che dire…
Sono quasi tre anni ormai.
Non viene detto, ma molti moltissimi muoiono ancora, cadono giù, come scollegati.
E i bimbi in grembo fanno sempre più fatica ad arrivare alla fine del loro viaggio intra uterino.
Il sistema sanitario è al collasso, e moltissimi hanno continui, inspiegabili problemi fisici e non riescono ad avere cure e attenzioni efficaci.
Il sistema immunitario naturale dimenticato, compromesso, sabotato.
Sento che la mia forza è in quel DNA tramite cui Dio mi parla.
Che potrei dissolvermi anche adesso, e non sarebbe la fine. Che se sono qui, è per sfoderare il più puro pensiero, la parola più amorevole, il gesto più leale ed audace. In nome di quel tutto di cui tutti siamo figli, ad ognuno la sua parte, il suo viaggio, il suo perchè.
Spero tanto che sempre più ricordino.
E che l’AMORE possa davvero regnare su questa Terra, per tutti.
Tutti.
TUTTI.
Nessuno escluso.
Gioia Iris – Bliss and light –