Advaita e Risveglio · Coppia: relazione ed evoluzione · Counseling

Mollare la presa, l’arte dell’addio, e altre cose “scomode”….

Inizio citando Viktor Emil Frankl: ” Se non siamo più in grado di cambiare una situazione dolorosa, è il segno che abbiamo l’opportunità di cambiare noi stessi”.

A ben pensarci questo è il motore propulsivo di ogni crescita evolutiva: l’abbandono di qualsiasi certezza, la rinuncia all’illusione del controllo, mollare la presa sulla propria zona di comfort.

Un giorno ho sentito dire da qualcuno: “se il bimbo non uscisse dalla zona di comfort, non potrebbe mai imparare a camminare”. È molto interessante: i passi evolutivi sono innumerevoli nella nostra vita, grandi e piccoli, ma sempre fondamentali ognuno con il suo spazio nel puzzle del grande disegno compiuto.

Io voglio arrivare alla fine della mia esistenza con il disegno compiuto, non quello che ho nella testa, caricato di volizioni, aspettative, ambizioni scaturite da competitività, sete di riconoscimento e potere… troppo sforzo, e nessun godimento. Voglio arrivare al termine del viaggio col disegno compiuto, il disegno di Dio, quello più grande che in parte non conosco ma sono chiamata a realizzare, come un colore e una pennellata sulla sua tela.

STARE CON, E AMARE QUELLO CHE C’E’, E’ L’UNICO MODO.

Non si tratta di rassegnazione o nichilismo, ma è un’affidarsi, una fiducia in ciò che ci contiene e di cui siamo sostanza, emanazione, sogno e realtà.

Dal punto di vista del sè separato, della mia storia personale, un addio è doloroso, una separazione può costituire una profonda crisi, la perdita di un lavoro, un lutto… etc… questo perché c’è attaccamento identitario alla storia personale.

Dal punto di vista dell’ampia coscienza, ciò che accade è perfetto, perché? Perché è accaduto. Così semplice….

Dirsi addio è un arte, che va conosciuta e padroneggiata, l’arte di lasciar andare, dopo aver preso e accolto totalmente, abbracciando il proprio dolore e la propria frustrazione, sentendo il proprio attaccamento, scoprendo piano piano che non sei la storia che racconta l’interprete interiore.

Mi sono sempre piaciuti gli addii, mi ricordano che non finisco, quando qualcosa finisce.

Buon Cammino.

Iris Gioia Deva Rajani

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